«È Aristodemo presto, vieni!»
Marta si era introdotta di corsa nella cucina ma, avendo afferrato dall’interno gli stipiti della porta con entrambe le mani, non riuscì del tutto a entrare nella stanza.
«Aristodemo?» fece il marito alzando gli occhi rossi dal trito di cipolle.
«Ma sì il gallo!»
«È vero, mi dimentico sempre che Michelino l’ha chiamato così!»
«Ecco, appunto, vieni veloce: è caduto di nuovo nel pozzo!»
Ovidio brontolò per tutto il tragitto dalla casa al vecchio pozzo di Pietrasbecca. Quella settimana era la seconda volta (la sesta nel mese) che Aristodemo-il gallo vi finiva dentro. L’ultima volta si era preso anche un’infreddatura di quelle brutte e si era dovuto tenerlo al caldo, avvolto in una coperta, accanto alla stufa, nutrendolo per di più con una pappetta gialla e rosa che “diosolosacosaconteneva”, tanto puzzava.
«Ma perché fa così?» le chiedeva la moglie cercando di tener dietro al…
View original post 469 altre parole